Matteo Bianchimano Psicologo a Modena
Gli interventi si dividono in due grandi gruppi: supportivi(funzione materna: supportano e contengono) ed espressivi(funzione paterna: incentivano l’apertura, perturbano, smuovono acque, portano in profondità per aprire nuovi orizzonti).
Gli interventi supportivi sono i seguenti: interventi di psicoeducazione, convalidazione empatica, sostegno, rinforzo, riformulazione.
Gli interventi espressivi sono quelli di seguito elencati: chiarificazione, invito ad elaborare, confrontazione, osservazione, interpretazione.
Interventi psicoeducativi
Il terapeuta spiega elementi che provengono dalla sua formazioni: spiega il modello di riferimento, aspetti della tecnica, della psicopatologia, del funzionamento psichico o della personalità; oppure sollecita l’analizzato a prestare attenzione ad aspetti di cura e prevenzione.
Convalidazione empatica
Il terapeuta comunica la propria sintonizzazione emotiva.
Questo intervento autorizza l’Io del paziente a sentire quello che sente, valida il suo vissuto. E’ un intervento importantissimo per gettare le basi dell’alleanza terapeutica. Manda il messaggio al paziente di essere visto dall’Altro, di essere accolto e di essere legittimato, sia nei sentimenti buoni, che in quelli meno buoni.
E’ un intervento di forte vicinanza emotiva. Non bisogna eccedere nell’utilizzo con pazienti con funzionamenti borderline di basso livello: un eccesso di convalidazione empatica può essere vissuto come un eccesso di intimità; il paziente potrebbe reagire con reazioni di attacco o fuga. In questi casi il paziente sperimenta troppa angoscia.
Interventi di sostegno
Tipologia di intervento che propone all’analizzato la dimensione del “noi”. E’ un intervento che rimanda alla coppia terapeutica. Anche questo intervento è importante per l’alleanza terapeutica.
Interventi di convalidazione empatica e di sostegno non vengono operati necessariamente attraverso il canale verbale.
Interventi di rinforzo
Tipologia di interventi che consiste nel sostenere i progressi raggiunti.
Interventi di riformulazione
Tipologia di intervento variamente declinato.
Riformulazione semplice
Il terapeuta ripete quello che ha detto il paziente. Stesse parole senza forma interrogativa. Serve per approfondire un contenuto.
Riformulazione riassunto
Il terapeuta riassume ciò che il paziente ha portato usando esattamente le sue stesse parole, non una di più.
Riformulazione eco
Il terapeuta usa l’ultima parola usata dal paziente, senza forma interrogativa. Ripete l’ultima parola.
Riformulazione del sentimento
Il terapeuta riformula le circostanze presentate dal racconto del paziente collegandole ad un vissuto
La riformulazione è un intervento importantissimo: fa sentire il paziente ricordato, gli fa percepire l’investimento su di lui del terapeuta; è utile a rilanciare la parola(incentiva la ripartenza di una narrazione che si è arenata); serve a costruire una trama narrativa tra le varie sedute; aiuta il paziente ad accedere ad una storia con il terapeuta.
Chiarificazione
Intervento con l’obiettivo di esplorare contenuti portati dal paziente che appaiono vaghi, incerti, contraddittori o incompleti.
Può essere usato per chiarire il significato soggettivo di parole usate dal paziente. Serve ad avere ulteriori informazioni su elementi che hanno suscitato il nostro interesse.
Rimane sui dati di realtà. Prevede la formulazione di domande che hanno una risposta del tipo si/no.
E’ un intervento importante ai fini dell’alleanza terapeutica perché fa sperimentare all’analizzato la nostra curiosità ed interesse verso di lui, verso la sua vita. Contrasta la fantasia del terapeuta idealizzato onniscente; chiama il paziente in un ruolo attivo(il suo contributo è essenziale ai fini del lavoro terapeutico). L’atteggiamento idoneo per usare questo intervento è di curiosità rispettosa.
Kernberg(Kernberg O.,1987;1989) usando la chiarificazione all’interno dell’intervista strutturale da lui elaborata, specifica che è un intervento che non prevede alcuna messa in discussione di quello che dice il paziente, cerca di far emergere dettagli, far emergere materiale conscio e preconscio, senza sollevare quesiti; si potrà scoprire in che misura il paziente ha consapevolezza di alcuni dati, oppure se gli suscitano confusione. Sarà lui in ogni caso a chiarire la propria esperienza, dandoci indicazioni sui limiti della sua consapevolezza conscia e preconscia.
Invito ad elaborare
Tipologia di interventi fortemente espressiva, che permette di sollecitare il lavoro psichico dell’analizzato da molteplici punti di vista. Il paziente può essere invitato ad elaborare per aiutarlo a riconoscere e verbalizzare i pensieri propri o i pensieri altrui, i vissuti propri o i vissuti altrui, l’immagine di Sé o l’immagine dell’Altro, paure, fantasie, aspettative, rappresentazioni alternative della realtà(prospettiva egocentrica), i propri bisogni, per intervenire sui propri stati psichici, per indagare le motivazioni profonde.
Confrontazione
Intervento che mette a confronto due contenuti tra loro contraddittori. Viene avvicinato materiale conscio e preconscio.
Si mettono a confronto, facendole rilevare al paziente, aree di informazione che appaiono incongruenti o contraddittorie (Kernberg O.,1987;1989). Si fanno rilevare al paziente aspetti che sembrano sottintendere la presenza di conflitti, di operazioni difensive, rappresentazioni contraddittorie di sé o dell’oggetto, una consapevolezza della realtà diminuita. E’ un intervento che richiede tatto e pazienza. Portare il paziente a vedere le contraddizioni da cui si difende, potrebbe (a seconda della sua organizzazione di personalità e delle capacità di integrazione dell’Io) aumentare il livello di angoscia, aumentare le difese, regredire, diminuire(o aumentare) la sua capacità di esame di realtà.
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Osservazione
Tipologia di intervento che mira a portare l’attenzione del paziente su un elemento contraddittorio: un movimento emotivo, un comportamento, un rituale che mette in atto in particolari circostanze. E’ un intervento che viene formulato in una modalità insatura, che lascia spazio di espressione al paziente.
Interpretazione
Intervento più potente del terapeuta. Ha come obiettivo quello di spezzare la coazione a ripetere. Un intervento interpretativo può essere inerente diversi livelli: il qui e ora, le resistenze, le difese, i transfert.
E’ un intervento che congiunge materiale conscio e preconscio con motivazioni o funzioni inconsce ipotizzate dal terapeuta(Kernberg O.,1987;1989). Rispetto agli altri interventi, viene aggiunta, in forma di proposta al paziente, un’ipotesi profonda di causalità suggerita dal terapeuta. Lo scopo è inquadrare le angosce, i conflitti profondi e collegarle alle difese attivate per rispondervi.
I focus possono essere differenti: il qui ed ora dell’interazione o della relazione con il terapeuta, il qui ed ora delle relazioni attuali del paziente, le relazioni passate del paziente fino ad arrivare alle relazioni primarie.
Le interpretazioni di transfert sono orientate a ricostruire i pattern relazionali ripetitivi del paziente, ai quali soggiacciono schemi di relazioni oggettuali strutturati costituiti da una rappresentazione di sé, una rappresentazione dell’altro, e un affetto che li lega. Nel transfert si manifestano le configurazioni oggettuali interne del paziente, attraverso comportamenti, atteggiamenti, affetti o pensieri inappropriati e non giustificati da elementi della relazione con il clinico. Vengono riprodotti inconsciamente rapporti patogeni e conflittuali con le persone significative del passato del paziente.
I transfert permettono, attraverso gli interventi interpretativi, di fare collegamenti tra il passato del paziente, le relazioni attuali, e quindi le sue difficoltà e sofferenze relazionali.